Criticare pesantemente la propria azienda su un social, come ad esempio Facebook, può comportare la perdita del posto di lavoro.
Un lavoratore che in un post su Facebook ha criticato pesantemente la propria azienda con affermazioni, ritenute, dall’azienda, disonorevoli ed infamanti è stato licenziato. Secondo il datore di lavoro il post del lavoratore aveva un contenuto offensivo e dispregiativo e altamente lesivo dell’immagine aziendale. Pertanto l’Azienda ha ritenuto di comminare al suo dipendente la sanzione del licenziamento per giusta causa essendo venuto meno il rapporto fiduciario.
Il ricorso del lavoratore è stato respinto sia in primo che in secondo grado di appello ed infine anche in Cassazione.
Davanti la corte di Cassazione (Ordinanza num.12142, anno 2024) era stato eccepito che la decisione del giudice di merito non fosse fondata su prove concrete ma bensì sull’ausilio di alcuni screenshot, presi all’insaputa del lavoratore, che aveva cancellato il post, e che comunque, a suo dire, era indirizzato ad una ristretta cerchia di amici, senza l’intento di ledere l’immagine aziendale.
La Corte non ha riconosciuto valide tali giustificazioni in quanto, oltre al fatto che il contenuto del post era confermato da due prove testimoniali, esiste anche la circostanza, eventuale, che a visualizzare il post sia stato un gruppo indeterminato di utenti.
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