Contrariamente a quanto alcuni credono, la partecipazione dei lavoratori alla gestione delle imprese non nasce come idea nell’ambito delle corporazioni, ma ben prima.
Se vogliamo, infatti, trovare una data simbolica di riferimento, essa è il 15 maggio 1891. In quel giorno venne finita di stampare e distribuita la Lettera Enciclica “Rerum Novarum”, ovvero “Cosa Nuova”, di Papa Leone XIII, ricordato come il papa delle encicliche.
Leone XIII dimostrando una lungimiranza fuori dall’ordinario, intravide lucidamente, e prima di chiunque altro, quale sarebbe stato il grande conflitto economico e sociale che avrebbe caratterizzato il XX° secolo: il dualismo tra il capitale ed il lavoro. Capì che vi erano forti contrasti, soprattutto di natura ideologica, che volevano tenere ben distinti questi due mondi, ovvero quello degli industriali e capitalisti (quindi coloro che detenevano il capitale) e quello dei braccianti e degli operai (ovvero il mondo del lavoro).
Leone XIII, innanzitutto, vede con favore la formazione e la proliferazione delle corporazioni di arti e mestieri che nel loro complesso contengono quasi tutte le altre istituzioni, come i patronati per i fanciulli, praticamente gli antesignani dei sindacati attuali.
Ma si spinge un po’ più in là vedendo con forte piacere il formarsi anche di “associazioni miste di operai e padroni” per rafforzare il concetto di Partecipazione.
In definitiva la Rerum Novarum, oltre ad essere la pietra miliare della dottrina sociale della Chiesa, è una critica al liberismo economico incentrato sull’iniziativa dell’imprenditore con il fine del solo guadagno.