giovedì 24 agosto 2023

INTERVISTA AD ALESSIO STORACE SEGRETARIO PROVINCIALE UNISIN

Di seguito pubblichiamo l'intervista sulla desertificazione bancaria rilasciata alla testata "Amaseno News"

https://amasenonews.it/2023/08/24/intervista-ad-alessio-storace-segretario-provinciale-unsin/

Siamo con Alessio Storace, Segretario Provinciale del sindacato dei bancari Unsin,

da sempre impegnato sul fronte della desertificazione bancaria con tanti studi che

ne testimoniano l’impegno.

Com'è la situazione bancaria nella valle dell’Amaseno?

Possiamo dividere la situazione in due: per quanto riguarda la provincia di Latina

la situazione non è pesantissima, per quel che concerne i comuni della provincia di

Frosinone siamo in piena emergenza.

Si spieghi meglio.

Se consideriamo un periodo di tempo lungo, ad esempio, dieci anni, nei comuni

della provincia di Frosinone abbiamo visto chiudere ben 6 sportelli di cui due a

Ceccano, uno ad Amaseno, uno a Castro dei Volsci.

E poi abbiamo visto la desertificazione di Giuliano di Roma e di Vallecorsa,

mentre Villa Santo Stefano non ha mai avuto uno sportello bancario.

Quindi una situazione molto grave.

lunedì 14 agosto 2023

SALARIO MINIMO: E SE LA SOLUZIONE FOSSE IL CNEL?

Sta entrando nel vivo il dibattito sul salario minimo ed il recente incontro tra governo ed opposizione è una plastica rappresentazione che l’argomento è vivo e sentito, al punto da essere affrontato dalla politica fuori dalle aule del Parlamento.
Le posizioni in campo sono chiare, da una parte l’opposizione, con a capo il PD, che reclama un salario minimo di 9 euro/ora per difendere gli oltre 3 milioni di lavoratori poveri che sono sotto quella soglia. Intento nobile, peccato, però, che lo stesso PD non spiega se questi lavoratori poveri sono apparsi improvvisamente negli ultimi 10-11 mesi, oppure ci sono da anni (e questa è la verità) ed il PD stesso non ha mai sentito l’esigenza di fare un provvedimento del genere nonostante abbia governato per dieci anni negli ultimi undici.
Dall’altra parte abbiamo un governo che difende i contratti collettivi e nella citata riunione ha chiamato in causa il CNEL come consulente e luogo istituzionalmente idoneo ad affrontare il dibattito, o meglio, luogo dove sono rappresentate tutte le forze sociali, sia sindacali che dei datori di lavoro per intenderci.
Ovviamente, da sindacalista, plaudo al fatto che i lavoratori poveri sono entrati al centro del dibattito politico, finalmente direi, ma ho una mia idea sul fenomeno e sulla soluzione.
Quando il lavoratore è povero? Sicuramente quando è senza tutele e questo accade principalmente in due circostanze, o lavora in nero o l’azienda che lo assume in regola applica un “contratto pirata”, ovvero un contratto di comodo firmato generalmente da una parte datoriale e da ua sola organizzazione sindacale, la quale trarrà chissà quali benefici da quella firma. Nel primo caso, il lavoro nero, parliamo di un problema molto vecchio e, nonostante qualche tentativo, mai completamente risolto, o mai affrontato con la determinazione che merita. Eppure basterebbe potenziare i controlli sul territorio per far emergere le irregolarità, ma il discorso è oggettivamente molto complesso perchè a volte il lavoro nero nasconde altro, basta pensare al fenomeno dal caporalato nell’agricoltura del sud e del labile confine esistente tra questa vera e propria piaga e la malavita. Un vero campo minato, molto difficile in questo caso da affrontare con gli strumenti legislativi a disposizione.
Dall’altro lato, dicevamo, abbiamo i contratti pirata, e ne sono coinvolti molti lavoratori. Ê sotto gli occhi di tutti che i CCNL sono l’unico strumento valido per difendere sia il salario che, aggiungerei, la dignità dei lavoratori, ma purtroppo i contratti pirata esistono e girare la testa dall’altra parte e far finta di nulla non serve a niente, anzi serve solo a far finta di tollerare la situazione alimentandola e rafforzandola. Oggi come oggi pensare di risolvere il problema con l’introduzione di un salario minimo avrebbe l’effetto di indebolire i CCNL, soprattutto in quelle categorie laddove è già difficile contrattare, quante associazioni datoriali si trincererebbero dietro al salario minimo per non discutere gli aspetti economici di un rinnovo contrattuale? Quante associazioni datoriali vorrebbero veder nascere il salario minimo per poterlo applicare, essere in regola e, al contempo, ottenere un risparmio sul costo del lavoro? Chi ci garantisce che il salario minimo un domani non diventi il salario di riferimento?
Sono domande legittime che ci poniamo soprattutto alla luce del fatto che proprio al CNEL sono depositati più di mille contratti ma il 57% sono scaduti, per quasi otto milioni di lavoratori, e la maggior parte riguarda il settore privato.
Ma è proprio il CNEL che deve avere maggiori poteri di vigilanza sui contratti pirata. E’ il CNEL, con l’ampia rappresentatività esistente al suo interno, che dovrebbe mettere un bollino di certificazione ad ogni CCNL e stabilire quale è regolare, quindi applicabile, e quale pirata, quindi assolutamente da non applicare. Così facendo si avrebbe un ente terzo che va ad analizzare ex-post ciò che accade in ogni categoria, ed in ogni rinnovo di CCNL, con la forza dei suoi studi e conoscenza della tematica.
E, non da ultimo, c’è da credere che verrebbero anche sfoltiti gli oltre mille CCNL attualmente esistenti e che tanti, in realtà, sono contratti fotocopia firmati da soggetti diversi.