Di seguito pubblichiamo l'intervista sulla desertificazione bancaria rilasciata alla testata "Amaseno News"
https://amasenonews.it/2023/08/24/intervista-ad-alessio-storace-segretario-provinciale-unsin/
Siamo con Alessio Storace, Segretario Provinciale del sindacato dei bancari Unsin,
da sempre impegnato sul fronte della desertificazione bancaria con tanti studi che
ne testimoniano l’impegno.
Com'è la situazione bancaria nella valle dell’Amaseno?
Possiamo dividere la situazione in due: per quanto riguarda la provincia di Latina
la situazione non è pesantissima, per quel che concerne i comuni della provincia di
Frosinone siamo in piena emergenza.
Si spieghi meglio.
Se consideriamo un periodo di tempo lungo, ad esempio, dieci anni, nei comuni
della provincia di Frosinone abbiamo visto chiudere ben 6 sportelli di cui due a
Ceccano, uno ad Amaseno, uno a Castro dei Volsci.
E poi abbiamo visto la desertificazione di Giuliano di Roma e di Vallecorsa,
mentre Villa Santo Stefano non ha mai avuto uno sportello bancario.
Quindi una situazione molto grave.
Per quanto riguarda i comuni in provincia di Latina?
La situazione è un po’ diversa e, tutto sommato, in linea con la media nazionale.
C’è la gravità di una desertificazione, Prossedi, mentre sia Priverno che Sezze
hanno perso una sola filiale, ma permangono solide basi perchè ci sono numerose
filiali in entrambi i comuni.
Come si spiega questa tendenza alla chiusura delle filiali e alla
desertificazione?
Le banche danno una interpretazione che ci convince fino ad un certo punto;
la tecnologia. E’ vero quando parliamo di banche digitali e di mercati più avanzati,
quali Roma, Napoli, Milano, insomma le grandi città, ma quando affrontiamo
la questione nelle provincie tutto ciò ci convince di meno. In provincia continua
ad avere un forte significato il contatto diretto ed il confronto personale con chi
deve gestire i risparmi e gli investimenti dei clienti. Ed è qui che ci scontriamo
con le banche, ed è qui che alziamo l’accusa che la chiusura delle banche è una
sola e mera ricerca di abbassare i costi, confidando proprio sulla digitalizzazione.
Ma quali effetti pratici ha tutto questo sul territorio?
Gli effetti possono essere pesanti, ed è per questo che come Unisin ci battiamo
da tanti anni contro la pratica della “desertificazione bancaria”. Le banche, nei fatti,
non sono solo un punto commerciale ma anche un presidio di legalità.
Prova ne è tutte le incombenze a carico dei lavoratori bancari fosse solo per
prevenire il fenomeno del riciclaggio del denaro sporco, l’usura, il terrorismo e
via discorrendo. Togliendo questi presidi di legalità si lascia spazio alla malavita
che potrebbe organizzare e diventare alternativa alle banche. E poi siamo sicuri
che queste filiali nei piccoli comuni siano economicamente sconvenienti?
Io non credo.
Sulla base di cosa lo afferma?
Dei dati forniti dalla Banca d’Italia. L’istituto fornisce i dati su depositi ed
impieghi dei comuni più grandi che hanno una pluralità di sportelli sul loro
territorio e, per esempio, notiamo a Ceccano una forte crescita di depositi,
ovvero di risparmi dei nostri concittadini, passati da 97,5 milioni di euro a
fine 2018 a quasi 134 milioni di euro a fine 2022. Molto probabilmente è
aumentata la ricchezza della sola Ceccano, ma quanta incidenza ha in questo
dato i risparmi portati dai cittadini di Vallecorsa o di Giuliano di Roma che
improvvisamente si sono trovati desertificati, senza alcuno sportello bancario?
Stesso discorso vale per i prestiti che sono passati da 93,3 milioni di euro di
fine 2018 a 103,6 di fine 2022. Sicuramente tante famiglie ed imprese dei
comuni limitrofi si sono dovuti rivolgere agli istituti bancari di Ceccano
per le loro esigenze, accrescendo la richiesta di prestiti.
Stessa situazione in provincia di Latina?
No, lì il fenomeno è diverso. Sia a Sezze che a Priverno notiamo un aumento
dei depositi, questo sì, ma notiamo una diminuzione importante di prestiti.
Per esempio a Priverno nel 2018 erano stati erogati prestiti per 51,1 milioni
di euro, mentre a fine dello scorso anno ne sono stati erogati solo 48,2.
Discorso ancor più grave per Sezze, passata dagli 82,7 milioni di euro di fine
2018, ai soli 55,2 di fine 2022. A Sezze le famiglie non hanno più bisogno di
soldi e le imprese non hanno più bisogno di finanziamenti?
Francamente non credo.
Quindi cosa succede?
Succede che le banche, dal nostro punto di vista, raccolgono sul territorio i
depositi dei cittadini, ma li investono, sotto forma di prestiti, in territorio che
reputano più remunerativi dal punto di vista dei tassi di interesse, o più sicuri
dal punto di vista di possibili sofferenze bancarie.
Ma tutte le banche hanno questo atteggiamento?
Ovviamente no. Se andiamo a guardare le filiali chiuse negli ultimi dieci anni
quasi tutte fanno parte delle grandi banche nazionali, Banca Intesa, Unicredit,
MPS, Banca Carige, solo per citarne alcune, mentre le banche locali stanno
mantenendo le loro strutture e, in alcuni casi, stanno cercando di aprire altri
sportelli.
Quindi le banche locali stanno sostenendo le economie locali?
La domanda è più che interessante, ma ora non posso rispondere in maniera
puntuale.
Stiamo facendo proprio uno studio in tal senso, stiamo analizzando i bilanci delle
banche locali e li stiamo mettendo in relazione con i dati di Banca d’Italia e degli
istituti più grandi e quando avremo completato il lavoro ve lo faremo sapere.
Posso solo anticipare che saranno dati molto interessanti.
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