lunedì 24 luglio 2023

Con la liquidità dei correntisti le banche gonfiano gli utili

Da "Il Sole 24 Ore" del 22 luglio 2023 (Adriano Melchiori)

A giugno la remuerazione delle giacenze ferma allo 0.32%

Per le banche, rendono molto e costano poco. E sono fondamentali per la liquidità e la continuità aziendale. Le giacenze sui conti correnti (1.360 miliardi di euro a maggio) rappresentano più dei due terzi della raccolta da clienti residenti. Con la raccolta a scadenza di 643 miliardi (depositi con durata o preavviso, pronti contro termine e bond), 669 miliardi di liquidità sui conti sono usati per sostenere i 1.312 miliardi di prestiti a famiglie e imprese.

A giugno - come riportato nell'ultimo bollettino ABI - il tasso sui depositi in conto corrente è rimasto al palo: uno 0,32% pari al mese precedente. Gli altri tassi, invece, hanno proseguito la loro corsa. Compreso il tasso sui prestiti in essere salito al 4,25% e il differenziale complessivo dei tassi clientela arrivato a 332 punti base (324 a maggio). Il margine fra i tassi dei prestiti e dei conti correnti è al 3,93%. Quest'ultimo, applicato ai 669 miliardi di liquidità dei conti investiti in prestiti, produce un margine annuale di 26,3 miliardi (era di 14,9 un anno fa): un importo rilevante rispetto ai 45,5 miliardi di margine di interesse totale delle banche italiane nel 2022. E lo è anche senza tener conto del contributo al margine dei rimanenti 691 miliardi presenti sui conti.

La moral suasion ha fallito

La circostanza che la remunerazione dei conti a giugno sia rimasta ferma allo 0,32% è l'ennesima conferma che le banche non hanno alcuna intenzione di aderire agli inviti indirizzati loro da più parti. Le motivazioni addotte sono note: le banche non hanno mai applicato tassi negativi sui depositi (hanno però introitato dalla Bce i "sussidi" generati dalle operazioni Tltro) e remunerano i risparmiatori con condizioni che premiano gli investimenti a medio e lungo termine. Le banche, tuttavia, non spiegano il loro diniego alla principale richiesta: ripristinare le precedenti condizioni contrattuali dei conti a suo tempo peggiorate adducendo il sopravvenuto scenario dei tassi negativi, ora scomparso. Una richiesta fatta anche da Banca d'Italia: nel suo comunicato del 15 febbraio scorso, considerato l'intervenuto aumento dei tassi, sollecitava le banche, che in passato per i tassi negativi hanno azzerato la remunerazione dei depositi in conto corrente o aumentato gli oneri a carico dei clienti, a rivedere le condizioni in senso favorevole ai clienti.

Rendita di posizione

Eppure in banca sono i contratti, redatti per iscritto, a indicare oneri e tassi d'interesse applicabili al rapporto con il cliente. La modifica unilaterale peggiorativa delle condizioni contrattuali è consentita dall'art. 118 Tub, solo qualora sussista un giustificato motivo. Se il giustificato motivo addotto (nel nostro caso, i tassi negativi di mercato) viene meno, l'equilibrio e le condizioni contrattuali (tassi o spese) precedenti la modifica peggiorativa andrebbero ripristinati, in base a obblighi di buona fede e correttezza. Diversamente, in assenza di una modifica migliorativa ripristinatoria, il "giustificato motivo" si trasforma in "pretesto" dal quale origina una rendita di posizione della banca, data dal persistente uso sleale degli effetti divenuti ingiustificati della modifica unilaterale. Si tratta di un'anomalia il cui rimedio non può essere lasciato all'iniziativa singola di milioni di correntisti, nè sacrificato al tavolo "salva rate" dei mutui variabili.

Rimedio e utili bancari

Un adeguamento dei tassi sui conti correnti (ogni 0,1% di tasso vale 1,3 miliardi di interessi annuali) rappresenterebbe, secondo il ministro Giorgetti, un'azione equa nei confronti dei clienti. Le risorse le banche le hanno. La compressa remunerazione allo 0,32% dei conti, infatti, contribuisce in modo rilevante alla crescita del margine di interesse. La conferma arriverà con le semestrali alla porta. Ma è già testimoniata dalla crescita del 63% (+3,9 miliardi) del margine finanziario messa a segno nel primo semestre 2023 - rispetto al 2022 - dalle 10 maggiori banche italiane i cui volumi coprono il 65% del sistema bancario nazionale.

Grafico su "Il Sole 24 Ore" del 22 luglio 2023

Nessun commento:

Posta un commento