Inizialmente ringrazio la Segreteria Regionale per l’organizzazione di questo bel congresso, i vertici locali di Unicredit presenti qui con noi e, in particolare ringrazio il Segretario Generale del Lazio, Sergio Ianniello. Non lo faccio per piaggeria ma per aver citato, nella sua relazione introduttiva, la tematica della partecipazione dei lavoratori alla gestione delle imprese. Tematica, come lui ben sa, a me sempre molto cara.
Entrando nello specifico della nostra realtà di Unicredit nel Lazio, la situazione è decisamente complessa. Da un lato la situazione strutturale di Unicredit è significativa di una azienda che, come altre, ha avviato da tempo un percorso di disimpegno verso il nostro territorio.
Un disimpegno certificato dapprima dalla presenza territoriale in continua e costante diminuzione, infatti sono anni che parliamo di desertificazione proprio con l’intento di rendere visibile, anche con le parole, ciò che sta accadendo. Una desertificazione che trova il suo apice nelle realtà provinciali e, in special modo, nei piccoli comuni, dove Unicredit, come tutte le altre banche che si trovano in questa situazione, non disdegna di chiudere le proprie filiali anche se sono le uniche presenti. Consegnando, nei fatti, la popolazione a chi non ha la nostra professionalità o, peggio ancora, alla delinquenza che trova spazio laddove uno sportello bancario, inteso come vero presidio di legalità, chiude.
Per entrare nel dettaglio, utilizzando i dati della Banca d’Italia, abbiamo analizzato la situazione degli sportelli nel Lazio dal 31/12/2015 al 31/12/2021, ed è emerso che Unicredit ne ha chiusi ben 197 negli ultimi 6 anni, pari a -38%. E di questi 197 oltre la metà, ben 102, hanno interessato il comune di Roma. E come non bastasse sempre da fine 2015 a fine 2021 nel Lazio l’intero settore bancario ha desertificato ben 60 comuni, pari a circa 120.000 cittadini, che hanno perso i servizi bancari. E in questa partita anche Unicredit, come ho già detto, ha giocato un ruolo importante vista l’eredità della Banca di Roma che aveva fatto del radicamento territoriale un vero e proprio status, un vanto, una colonna portante del suo core business. Ma vuoi la digitalizzazione, vuoi la finanziarizzazione dell’economia, vuoi il disinteresse verso il nostro territorio, tutto questo radicamento evidentemente ad Unicredit non interessa.
Dal punto di vista dell’organico le cose non vanno meglio, anzi tutt’altro. I continui piani industriali a cui non hanno fatto seguito un adeguato turn-over di assunzioni hanno avuto l’effetto di impoverire la struttura, colleghi professionalizzati sono andati via e non sono stati adeguatamente rimpiazzati, anche a causa di programmi formativi non sempre all’altezza della situazione anche, va detto, a causa pandemia che certamente non ci ha aiutato. A tutto ciò aggiungiamo il sopraggiunto fenomeno delle dimissioni dei neoassunti. In molte realtà nazionali, e Roma non è da meno, si sta verificando che i neoassunti dopo pochi mesi si dimettono perchè non trovano nella nostra azienda una piena rispondenza alle proprie attese. Dal nostro punto di vista ciò accade a causa delle politiche di assunzioni della banca che si ostina a preferire solo ed esclusivamente personale con altissimi percorsi accademici, per poi offrirgli ruoli inadeguati. Ne consegue che questi giovani colleghi si mettono sul mercato cercando, e spesso, trovando altro più confacente ai loro curricula. È una vecchia storia che si ripete, da quando Unicredit ha intrapreso questa politica dove, denunciamo noi da tempo, sta cercando di creare un esercito di generali. A parole nell’ultimo piano industriale, i vertici aziendali hanno annunciato di voler riprendere ad assumere anche i diplomati, ma noi osserviamo cautamente in attesa che le parole si trasformino in fatti.
Tutto questo sta portando, come conseguenza, un problema importante anche in termini di struttura sindacale e di adeguata rappresentanza dei lavoratori. Infatti stanno diminuendo in tutta la nostra regione le RSA disponibili, sia a Roma che nelle province. Un esempio su tutti, ormai sia a Viterbo che a Rieti le RSA si possono costituire solo nei comuni capoluogo, con importante danno per i lavoratori che operano nella parti più sperdute della provincia che, al buon bisogno, in caso di problemi avranno sempre maggiore difficoltà a reperire un sindacalista disponibile. Anche a Frosinone le RSA disponibili sono scese rapidamente da 6 a 3, e problemi similari ve ne sono sia a Latina che nella provincia di Roma.
Dal nostro punto di vista occorre intervenire urgentemente, e non crediamo basti agire sugli accordi aziendali, ma pensiamo ci voglia un’operazione di più vasto respiro, che coinvolga direttamente Abi, al fine di riformare profondamente il protocollo della agibilità sindacali e crearne di più moderne. Abbiamo bisogno di una rivisitazione del concetto territoriale di RSA, una piazza di 15 con 8 iscritti diventa sempre più un cappio al collo, e abbiamo bisogno di un ammodernamento anche dal punto di vista comunicativo. Riteniamo impensabile continuare a credere che il nostro spazio di comunicazione sia la bacheca sindacale fisica, quella prevista dallo Statuto dei Lavoratori, perchè in buona sostanza questo è ancora lo strumento previsto dalle normative e dagli accordi e quello che si è fatto di migliorativo non è al passo con la tecnologia. Quella stessa tecnologia che le banche utilizzano sempre più massicciamente nei loro rapporti con i clienti e con i colleghi ma che, purtroppo, ci è preclusa nel dialogo e nella comunicazione tra sindacati e lavoratori.
Ma in qualche modo ci riusciamo ugualmente e cerchiamo di essere al passo con i tempi, anche perchè in Unicredit abbiamo dei dirigenti bravi, ma sia ben chiaro, loro sono bravi ed io indegnamente cerco di rappresentarli su questo palco. Nella nostra regione abbiamo una classe dirigente composta da donne e uomini in gamba, professionalmente preparati ed all’altezza della situazione. Colleghe e colleghi che hanno voglia di seguire l’indicazione del congresso e liberare le loro energie, tirare fuori il meglio di sé, e di mettersi a disposizione della sigla e dei lavoratori. Faremo grandi cose, ne sono sicuro, per il bene dei nostri colleghi, della nostra sigla e del nostro territorio di riferimento.
UNICREDIT LAZIO
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